un giorno un’amica mi ha detto che si può uscire dalla narrazione del solo sé, ma ancora forse sono intrappolata in me e ho paura di non riuscire ad uscirne da sola

Ho paura che

ma forse non è paura , è qualcosa messoci in testa da qualcuno: dobbiamo cavarcela da soli

Non ho paura che

so di non essere capace a

farcela da sola

ma farcela a fare che?

e chi è che l’ha detto che dobbiamo?

Perché abbiamo deciso, da sempre, di non vivere da soli? Isolati?

forse perché chi ci ha provato o è stato costretto è morto ed è morto triste?

Ho paura che

i sogni che faccio di notte mi diano sempre messaggi che non voglio ascoltare (un matrimonio felice e preso per serio a metà, una vespa che mi ingurgita la testa, tutti quelli che ho dimenticato)

La dottoressa mi ha detto che di solito gli antidepressivi si smettono di prendere in primavera.

Qui ho tolto un pezzo, il suo riassunto è: perché scrivo di me? una richiesta di aiuto? boh.

Metto una distanza tra me ora e me poi, tra i pensieri della sera, della solitudine e dell’inverno che deve imparare a diventare coccola e riposo senza paura e colpa.

Ho parti di me che non mi piacciono ma

non ho voglia di cambiarle

questo è uno dei problemi.

Magari se parlo di me ti viene in mente qualcosa di te

cioè credo ci venga sempre in mente qualcosa sul nostro io perché il confronto e il giudizio, la riflessione sono in lui / in noi.

Siamo specchi specchietti specchiati spaccati spacciati

Punti interrogativi

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